EXCALIBUR 163 - gennaio 2024
in questo numero

Salvatore Rattu

Oggi uno sconosciuto, ieri un protagonista dell'architettura razionalista degli anni '30

di Antonello Angioni
Sardara, Casa del Balilla, 1937
Cagliari, Palazzo Zuddas, 1934
Sopra: Sardara, Casa del Balilla, 1937 e Cagliari, Palazzo Zuddas,
1934
Sotto: Cagliari, Palazzo Ebau, 1935 (in una foto degli anni '50) e
Chiesa di San Paolo, 1960
Cagliari, Palazzo Ebau, 1935 (in una foto degli anni '50)
Cagliari, Chiesa di San Paolo, 1960
Pur essendo stato uno tra i maggiori protagonisti del dibattito sull'architettura che si sviluppò nella Cagliari dagli anni Venti alla ricostruzione, Salvatore Rattu resta quasi uno sconosciuto. In città, pochissimi sanno "chi era costui" mentre, a livello accademico, solo di recente, grazie all'infaticabile lavoro sul razionalismo condotto dal Professor Paolo Sanjust, la sua opera è diventata oggetto di studio e ricerca. Eppure a lui e a Ubaldo Badas si deve il rimodellamento in chiave razionalista dell'architettura della città di Cagliari.
Salvatore Rattu nasce a Cagliari il 9 novembre 1899 e, come tanti altri "ragazzi del 99", combatte nella Brigata Sassari e viene decorato al Valor Militare. Nel 1921 aderisce al fascismo e dal 1928 al 1939 fa parte del Direttorio e della Commissione Federale del Fascio.
Avuto riguardo alla formazione professionale, Rattu completa gli studi presso l'Istituto Superiore delle Belle Arti di Roma, dove consegue il diploma di professore di disegno architettonico. Negli anni Venti inizia l'insegnamento nell'Università di Cagliari, dove dirige l'Istituto di Disegno della Facoltà di Ingegneria. Il diploma di professore di disegno architettonico, nel 1929, gli consentirà di ottenere l'abilitazione all'esercizio della professione di architetto, grazie alla sanatoria emanata nel 1928 dalla Commissione speciale del Ministero dell'Educazione Nazionale.
Tuttavia, il suo interesse è rivolto soprattutto allo studio delle fortificazioni militari della Sardegna. Pubblica approfonditi studi sulle opere difensive presenti a Cagliari, Alghero, Castelsardo e Santa Teresa Gallura. Ricordiamo, in particolare: "Bastioni e torri di Cagliari - Contributo alla storia dell'architettura militare e alla sistemazione urbanistica della zona" (1939), "Bastioni e torri in Alghero, Sardegna - Contributo alla storia dell'architettura militare" (1951), "Bastioni e torri di Castelsardo, Sardegna - La roccaforte dai tre nomi: Castel Genovese, Castell'Aragonese, Castelsardo - Contributo alla storia dell'architettura militare" (1953) e "Santa Teresa Gallura (Sassari). Longonsardo" in "Studi storici in onore di Francesco Loddo Canepa", vol. I (1959).
Tra i suoi lavori scientifici vanno menzionati anche quegli aventi a oggetto: "La chiesa di San Saturnino a Cagliari" (1935), "Urbanistica rurale in Sardegna: comunicazione al 1º Congresso nazionale di urbanistica" (1937), "Mussolinia di Sardegna" in "Urbanistica" (1939), "La chiesa di San Nicola di Quirra in Sardegna" (1942), "Il modello ligneo della Basilica di Bonaria a Cagliari" in "Palladio, I" (1942) e "La chiesa di San Nicola di Silanus" in "Palladio, VII" (1957). Dal 1930, Rattu è corrispondente per la Sardegna della rivista "L'Architettura Italiana", poi collabora anche con "Case d'oggi".
Nel 1933, insieme a Umberto Traverso ed Ettore Paccagnini, progetta il Palazzo del Consiglio Provinciale dell'Economia di Sassari (attuale Camera di Commercio). Peraltro, il relativo concorso venne annullato per cui la realizzazione non ebbe seguito. Parimenti, non furono realizzati (per ragioni finanziarie) gli edifici, progettati nel 1935, da destinare alle scuole elementari di Sant'Andrea Frius, Lunamatrona, Guamaggiore e Seuni. Come pure non venne realizzato l'edificio, progettato nel 1929, da destinare alla "Casa del Balilla" di Cagliari. Trovò invece attuazione il progetto, del 1937, della "Casa del Balilla" di Sardara, che presenta un corpo centrale più elevato (una sorta di torrino) rispetto alla facciata principale e al corpo laterale.
Nel 1938, Rattu entrò a far parte del Direttorio nazionale degli architetti e, nella veste di responsabile del Sindacato Interprovinciale Fascista degli Architetti, si batté per una più equa distribuzione degli incarichi anche a favore dei professionisti sardi. In particolare fu assai combattivo nei confronti dei professionisti non sardi impegnati in molti lavori nell'Isola (cfr. F. Masala, "Architettura dall'Unità d'Italia alla fine del '900", Nuoro, Illisso, 2001, pagg. 230). Al riguardo si ricorda la polemica aperta con l'Architetto Angelo Vicario giunto a Cagliari nel 1933 che, tra l'altro, come Soprintendente ai Monumenti, avrebbe dovuto controllare gli interventi da lui stesso progettati: fatto questo che lo metteva in una posizione di assoluto privilegio e di "concorrenza sleale". Invero, essendo dipendente pubblico e quindi già retribuito per l'attività svolta, poteva permettersi il lusso di non rispettare le tariffe sindacali.
Oltre i professionisti non locali, Rattu cercò di combattere anche l'abusivismo della professione di architetto che veniva esercitata da quanti, per mancanza di titolo specifico, non potevano ottenere l'iscrizione al Sindacato e quindi svolgere l'attività in modo legittimo. Lo stesso tentò anche di istituire a Cagliari il biennio della Facoltà di Architettura.
Tra i progetti edilizi di Rattu realizzati a Cagliari si segnalano: il palazzo Zedda-Zedda (in Piazza Garibaldi, 4 all'angolo con la Via Macomer), il palazzo Ebau (in Via Paoli, 42-48 all'angolo con la Via Carducci), la casa Pintus (in Viale Merello, 75), la casa Mondino (in Via Sonnino, 151-159), la casa Roberto (in Via Toscana, 3) e la palazzina Puddu (in Via San Saturnino, 51-53) progettata con l'Ingegner Gaetano Trillo.
Il palazzo Zedda-Zedda e il palazzo Ebau, di epoca pressoché coeva (il primo venne realizzato, per i fratelli Renato e Piero Zedda, tra il 1932 e il 1934 e il secondo, per Efisio Ebau, tra il 1933 e il 1935), rappresentano due soluzioni d'angolo in chiave razionalista che valorizzano la tipologia della costruzione in curva all'epoca assai diffusa in Italia. Il prospetto del palazzo Zedda-Zedda, che si sviluppa su sei livelli, è fortemente caratterizzato dall'alternarsi di fasce orizzontali con pieni e vuoti. Nonostante la grande dimensione dell'edificio, lo stesso appare come alleggerito dalle curve che ne addolciscono il prospetto.
Anche il palazzo Ebau esprime un linguaggio razionalista. È caratterizzato da due corpi relativamente autonomi raccordati da un elemento cilindrico che funge quasi da cerniera. Qui, a differenza del palazzo Zedda-Zedda, sembra prevalere uno sviluppo della struttura in senso verticale, al punto che l'edificio, pur sviluppandosi su soli tre piani alti (con un quarto piano nel piccolo volume centrale), sembra più elevato rispetto al palazzo di Piazza Garibaldi. L'apparente articolazione su tre volumi autonomi, ulteriormente accentuata dalla separatezza dei cornicioni che chiudono ogni corpo di fabbrica, contribuisce a dare maggior slancio alla struttura (cfr. G. Loddo, "Cagliari - Architetture dal 1900 al 1945", Cagliari, Coedisar, 1999, pagg. 78-79). Al piano terra di questo edificio, per diversi anni, operò il "Bar Pasubio", che fu ritrovo di tanti intellettuali cagliaritani.
La casa Pintus, ora di proprietà Marchi, venne realizzata nel 1935 per Efisio Pintus e costituisce un vero gioiello d'architettura impreziosito dagli eleganti stucchi presenti sulla facciata che riecheggiano le simbologie di un tardo déco. Tali elementi decorativi «si inseriscono nel corpo curvilineo dell'edificio fino a spezzare lo spazio tra le aperture dei diversi piani» (F. Masala, "Architettura dall'Unità d'Italia alla fine del '900", cit. pag. 192, scheda 99). La casa Roberto venne invece costruita, nel 1930-1937, per Pietro Roberto e mantiene ancora l'impianto originario. La casa Mondino, costruita nel 1936 per Giovanni Mondino, risente invece di una successiva sopraelevazione che in parte ha snaturato le originarie proporzioni. Infine, tra le opere di Rattu, si segnala la palazzina su due livelli progettata nel 1927 (insieme a Gaetano Trillo) per Ignazio Puddu.
Rattu fu particolarmente attivo nella Cagliari degli anni Trenta. Tra i suoi progetti ricordiamo anche quelli relativi al rifacimento dello stabilimento balneare "D'Aquila" del Poetto (1930), alla nuova facciata dell'offelleria "Meloni e Ramondetti" in Via Baylle (1932), alla casa della Sig.ra Mercede Borea in Via Carducci (1932); alla casa di Saturnino Coppola e quella dei figli Pietrina Mariuccia e Ottone Coppola, entrambe in Viale Merello (1934), alla casa di Giacomo e Maria Covacivich (1935), alla villa dell'Avv. Attilio Atzeni Leo, in Viale Merello (1935) e, per lo stesso, alla casa nella Piazza del Palazzo di Giustizia, ora Piazza Repubblica.
Alla caduta del fascismo fece seguito l'ondata di epurazione che riguardò quanti sembravano maggiormente compromessi col passato regime. Rattu, rientrato a Cagliari nel maggio 1945, dovette affrontare l'inchiesta epurativa. Era "compromesso" sia per gli incarichi professionali ricevuti durante il regime, sia per le cariche ricoperte nell'organizzazione fascista. «Attaccato duramente dai sardisti per il suo passato, per mantenere il suo posto di docente universitario chiamò a raccolta un autentico parterre des rois: ben dieci cattedratici (Fagnoni, Nicolosi, Muzio, Foschini, Ballio Morpurgo, Fabbrichesi, Portaluppi, Del Debbio, Pane e Roccatelli) interpellati per un giudizio sulla sua persona» (F. Masala, "Architettura dall'Unità d'Italia alla fine del '900", cit. pag. 237).
Fu un momento assai difficile. Peraltro, nel clima politico di pacificazione generale che interessò l'Italia dopo i momenti drammatici della "Liberazione" (si pensi all'amnistia voluta da Togliatti, per di più su influsso dell'Unione Sovietica), l'epurazione venne circoscritta ai casi più gravi per poi chiudersi con un sostanziale nulla di fatto. Rattu quindi poté tornare a ricoprire cariche importanti nell'Università di Cagliari dando un contributo decisivo al varo della Facoltà di Ingegneria Civile. Nel 1948 venne designato membro dell'Istituto Italiano di Urbanistica e nominato Provveditore agli Studi di Cagliari, incarico che ricoprì per qualche anno.
Negli anni della ricostruzione, Rattu affermò la necessità di sfruttare al massimo l'occasione offerta dai gravi danni subiti da Cagliari per dar vita a una città davvero nuova, moderna, con una diversa viabilità e dotata di infrastrutture adeguate. Di fatto si seguì un'altra direzione e ognuno ricostruì, in fretta e furia, la propria casa. Stabilire se ciò sia stato un bene o un male costituisce un giudizio arduo. Il desiderio espresso dai più, a fronte della grave emergenza abitativa causata dalle distruzioni belliche, era che tutto tornasse come prima e quanto prima.
Intorno al 1955, Rattu predispose il Piano Regolatore di Iglesias, che peraltro non ebbe seguito. Sempre ai primi anni Cinquanta risale la realizzazione di alcuni padiglioni della Facoltà di Ingegneria, che Rattu progettò nell'ambito di un complesso di interventi più generale (il "campus" di Ingegneria). Ricordiamo che, nel 1960, su proposta del Consiglio dei Ministri, Rattu venne insignito del titolo di Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Un tardo esempio di razionalismo è possibile ritrovare nell'edificio, in località "Sa Duchessa", destinato a ospitare la Facoltà di Lettere e Magistero dell'Università di Cagliari. Il progetto di Rattu, peraltro, venne notevolmente trasformato dall'Ingegner Enrico Mendolesi, che introdusse diverse e sostanziali modifiche sia nei prospetti che nelle volumetrie. All'interno di quest'edificio si trova il busto del predicatore Giordano Bruno, che pagò di persona il suo amore per la libertà di pensiero. A Rattu si deve anche il progetto della Chiesa di San Paolo, realizzata in Piazza Giovanni XXIII.
Lo stesso morì a Cagliari il 6 giugno del 1970.
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