EXCALIBUR 163 - gennaio 2024
in questo numero

Gennaio: la "Giornata della Memoria"

di Angelo Marongiu
La massima di Mafalda
La massima di Mafalda
La "giornata dell'ipocrisia"?
Ad aprile arrivano le rondini, con giugno le zanzare.
A dicembre arriva il Natale e a gennaio arriva la Gionata della Memoria.
Con la splendida Mafalda di Quino e cambiando il suo "Natale" con la "Giornata della Memoria", celebriamo anche noi questa ricorrenza.
Il problema è quello che avviene tra una celebrazione e l'altra. Ce ne siamo resi conto con amarezza.
Ma quando arriverà quel giorno anche nel 2024, con viso compunto, tutti ricorderanno lo sterminio degli Ebrei, i campi di concentramento, lo Zyklon B e quel bellissimo «Mai più».
Aspettiamoci di nuovo "Schindler List" oppure "Il bambino col pigiama a righe" e cose simili.
Il giorno dopo, gli stessi o quasi saranno pronti a qualche manifestazione per la "Palestina libera dal fiume al mare" e si scandalizzeranno perché quel «Mai più» è diventato la bandiera dello Stato di Israele.
Almeno quest'anno ribattezziamola "Giornata dell'ipocrisia".
Del resto quando si celebra una giornata che ricorda il genocidio patito dagli Ebrei e contemporaneamente si processa Israele per genocidio, significa che qualcosa nel mondo non funziona più.

Monsignor <b>Pierbattista Pizzaballa</b>
Sopra: Monsignor Pierbattista Pizzaballa
Sotto: Yasser Arafat
<b>Yasser Arafat</b>
Simboli e icone.
C'è voluto il coraggio di Steve Jobs nell'inventare la rivoluzione tecnologica che ha investito il mondo dell'informatica.
L'uso delle icone nell'approccio visivo a quel mondo apparentemente ostico ha di fatto avvicinato la tecnologia all'uomo. Ora le icone sono presenti in ogni apparecchiatura della nostra vita.
Il valore simbolico dell'icona sostituisce le parole: un'immagine esprime un concetto.
La kefiah bianca e nera fu adottata nel 1936 come simbolo rivoluzionario degli Arabi di Palestina a rappresentare la lotta contro gli Inglesi, affinché impedissero l'arrivo degli Ebrei in quella terra. La loro protesta ebbe successo. Gli Ebrei in arrivo vennero confinati a Cipro.
Da allora la kefiah ha sempre rappresentato un simbolo di ribellione, caratterizzando di fatto la componente terroristica di chi la indossava.
Nessuna immagine di Arafat lo vede senza la sua kefiah bianca e nera.
Nessuna meraviglia quindi se il Patriarca latino di Gerusalemme, Monsignor Pizzaballa, ha passeggiato il giorno di Natale per le strade di Betlemme con la kefiah bianca e nera al collo: era in perfetta sintonia con il Gesù bambino che nel presepe di Betlemme era coperto, anche Lui, con una kefiah bianca e nera.
Una perfetta rappresentazione delle proprie idee. E una perfetta mistificazione della storia: un bambino nato Ebreo ricoperto da un simbolo di terrore e della lotta contro gli Ebrei.
Quanta tristezza in questa miseria.
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