EXCALIBUR 162 - dicembre 2023
in questo numero

"Guerra all'Occidente", di Douglas Murray

Perché è sempre colpa dell'Occidente?

di Lancillotto
<b>Douglas Murray</b>, 'Guerra all'Occidente', ed. Guerini e Associati, 2023
Douglas Murray, "Guerra all'Occidente", ed.
Guerini e Associati, 2023
Il saggio di Douglas Murray, giornalista e commentatore politico britannico, "Guerra all'Occidente", è stato pubblicato in Gran Bretagna lo scorso anno, poco tempo prima dell'inizio della guerra russo-ucraina, e solo ora ha visto in uscita l'edizione italiana. Con un ritardo abissale.
Purtroppo l'attualità del suo contenuto non è venuta meno, perché se il suo precedente libro, "La strana morte dell'Europa" (vedere Excalibur 105 del dicembre 2018), aveva il suo focus sul lento declino del nostro continente, quest'ultima sua opera si sofferma invece sull'agonia dell'intero mondo occidentale.
Con un lento incedere che parte soprattutto dalle sedi della cultura americana e da lì si propaga nel resto del mondo cosiddetto occidentale, dalla Gran Bretagna all'intera Europa, all'Australia, si delinea una diversa storia dell'Occidente: una storia di oppressione patriarcale, sessista, razzista, transfobica, omofobica, di rapina e molto altro.
È una denuncia nei confronti di noi stessi: da troppi anni il mondo libero ha scelto di combattere contro sé stesso, mettendo in discussione le radici della propria cultura, alimentando un permanente senso di colpa e rafforzando uno spirito disfattista, devastante e corrosivo.
Il pensiero sempre più diffuso è che l'Occidente deve smantellare il tessuto della sua società, un pezzo dopo l'altro, mosso dalla convinzione che siamo dominati dal peccato, colpevoli di un numero infinito di crimini e che la nostra cultura merita di essere processata.
La colpa più grande è quella di essere "bianchi" e questo dovrebbe instillarci un senso di colpa ossessivo e definitivo.
Librerie, programmi scolastici, le aule delle maggiori Università come Harvard, Stanford, Columbia, sono focolai di ispirazione di manifestazioni deliranti e devastanti: la nostra civiltà è un polipo avviluppato sullo schiavismo e l'odio razziale, dalle fondamenta religiose di Gerusalemme, alle regole della legge di Roma.
Si cita Michael Moore che scrive una serie di testi dal titolo "Stupido uomo bianco", Robin Di Angelo che sostiene che «bianchi buoni non ne esistono>», e una sequela di altri zelanti seguaci.
Da queste premesse parte l'esigenza di una rivoluzione nell'educazione, nei media, nelle regole del vivere, perché i bianchi, anche i bambini piccoli, sarebbero "suprematisti bianchi".
Se si chiede alla gente americana quanti neri disarmati sono stati uccisi dalla polizia negli ultimi anni, il quaranta per cento risponde "fra mille e diecimila" e la risposta è nove!
Ignoranza, pigrizia nell'informazione, distorsione dell'informazione medesima, malcelata malafede. E così si abbattono in nome di chissà quale principio le statue di Colombo, si chiede l'eliminazione morale di Washington o Churchill o si imbrattano le statue come quella di Indro Montanelli. Kant e Hume vengono cancellati dagli studi per una frase marginale ma sufficiente per la condanna.
Il saggio viviseziona gli attacchi furiosi contro i nostri pregiudizi: sono quindi sotto accusa, un capitolo dopo l'altro, la razza, la storia, la religione e la cultura. Tutto questo attraverso parametri che valgono solo per l'Occidente e non vengono applicati a nessun altro paese o cultura.
Non ci sono movimenti di boicottaggio nei confronti della Cina, con tutti gli abusi inaccettabili sui diritti umani; in Africa esiste un razzismo espresso da neri africani contro altri neri africani; il mondo islamico o l'India sono pieni di razzismo etnico e religioso. Ma nessuno osa criticarli.
La tradizione giudaico-cristiana e quella illuministica sono invece oggetto di una particolare forma di denigrazione. Questo fa sì che le nuove generazioni non sembrano comprendere nemmeno i princìpi basilari del libero pensiero e della libera espressione.
Si vuole distruggere tutto ciò che ha reso grande la nostra civiltà, il passato è quindi un'arma autodistruttiva, nella convinzione inculcata nelle nuove generazioni che tale passato deve essere rinnegato, svalutato e rifiutato.
«La cultura che ha prodotto Michelangelo, Leonardo, Bernini e Bach è ritratta come se non avesse nulla di rilevante da dire».
All'Occidente - nello specifico Europa, Stati Uniti, Canada e Australia - viene riconosciuto un debito nei confronti del resto del mondo, debito che questi Paesi devono pagare per quello che hanno fatto in passato, principalmente per l'epoca colonialista.
La questione dei flussi migratori è il paradigma illuminante di questa affermazione. Solo agli Stati occidentali viene chiesto di accogliere le persone che lasciano il loro paese alla ricerca di un futuro migliore.
Rifiutare l'accoglienza significa perdere il rispetto del mondo. Ma accogliere senza porre un limite comporta però alterare in modo sostanziale la composizione demografica di un paese.
In parole povere Murray sostiene che l'obbligo dell'accoglienza è solo sulle spalle dell'Occidente, obbligo che nessun altro Stato ha.
Due sono le indicazioni da ricavare da questo saggio: la prima è sul pericolo della stupidità indotta dall'ignoranza; la seconda sulla costruzione intellettuale contemporanea su cui si basa il nostro pensiero e che adesso lo conduce alla malattia mortale dell'autodistruzione.
Assistiamo alla presa del potere di un mondo illetterato e storicamente ignorante.
Occorre salvare il nostro Occidente dai suoi tarli interni e svegliare la nostra capacità di rimarginare le ferite. Essere maggiormente consapevoli del mondo che abbiamo creato e cessare la guerra che conduciamo contro noi stessi.
Più orgoglio e meno sensi di colpa: il nostro futuro passa da qui. E cessare di essere, come la nostra Europa degli Stati, un mondo stanco che non ha più la forza né la volontà di difendere sé stesso e la propria libertà.
Jan Van Eick: "Giudizio finale" (circa 1430), Metropolitan Museum of Art, New York
a cura di Lancillotto

Sotto l'arcangelo Michele appare un enorme scheletro dotato di ali, sulle quali compare la scritta "umbra mortis".
I dannati precipitano a testa in giù, ingoiati da mostri di ogni tipo, in un groviglio di corpi e di dolore: arrostiti sulla graticola, divorati da animali mostruosi, morsi, squartati, penetrati da serpenti, infilzati, punti, picconati.
Sicura ispirazione di quell'altro magnifico visionario di Hieronymus Bosch.
Espressione del terrore originario che è parte del nostro inconscio.
Sono presenti ancora oggi: tortura, violenza e morte, espressione della brama di potere e di sopraffazione, che, pur con tanta cultura e progresso, non ci ha mai abbandonato.
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