EXCALIBUR 162 - dicembre 2023
in questo numero

Ma quale patriarcato

Seri dubbi sulle improbabili certezze di una sinistra in cerca di notorietà

di Toto Sirigu
<b>Massimo Cacciari</b> ed <b>Erri De Luca</b>: la sinistra anomala
Massimo Cacciari ed Erri De Luca: la sinistra anomala
«Può piacere o no, ma la civiltà occidentale dall'invasione dorica di 1.500 anni prima di Cristo si imposta su un'idea di patria potestas. Questo chiaramente non c'entra col condividerlo o meno, è la realtà.
È una cosa che dura grosso modo, per poi andare in crisi, fino al nostro Rinascimento. È una rivoluzione vera, culturale e antropologica. Già nei drammi di Shakespeare è chiarissima la crisi del modello patriarcale.
Via via questa crisi si approfondisce, l'epoca storica della famiglia borghese segna una grave crisi nella cultura patriarcale. È venuto sempre meno, con drammatica rapidità nell'ultimo periodo, il ruolo della figura maschile all'interno della famiglia.
Io ritengo che queste tragedie siano il frutto, nelle personalità più deboli e più fragili, di questa loro centralità e di questa loro figura di riferimento, di questo loro esercizio del potere, ma anche legittimità valoriale
».
Così Cacciari in una delle tante interviste rilasciate, su "Il Gazzettino.it", dopo l'omicidio di Giulia Cecchettin, massacrata dal suo ex ragazzo, che ha fatto tornare alla ribalta, a seguito delle dichiarazioni della sorella della ragazza, la cosiddetta "cultura patriarcale".
Cacciari, uomo di cultura di sinistra, mette nero su bianco che la critica al patriarcato risulta inconsistente per il semplice fatto che quest'ultimo è stato seppellito dai già assai risalenti cambiamenti del costume sociale. Sostiene pertanto che la causa di questi omicidi vada fatta risalire piuttosto alla fragilità e debolezza di alcune personalità maschili.
Ma non è solo lui, da "sinistra" che si scaglia contro il riportare in auge questi schemi culturali del passato.
«Il patriarcato non c'entra con l'uccisione di Giulia, c'entra semmai la disintegrazione del maschio moderno. Gli uomini vivono un'adolescenza perenne e quando sono padri diventano coetanei dei loro figli, neanche fratelli maggiori».
Erri De Luca va sempre in direzione ostinata e contraria. Lo scrittore napoletano, commentando l'uccisione di Giulia Cecchettin, non teme di essere impopolare. Erri De Luca, 73 anni, alla Feltrinelli per presentare il suo ultimo libro "A schiovere", alla vigilia della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne riflette sul femminicidio, sulla fragilità degli uomini e sul ritorno di parole come patriarcato.
Il compagno De Luca, così come rilancia "La Repubblica", afferma pertanto nettamente l'assenza di nesso tra gli omicidi odierni di donne e la cultura patriarcale.
In realtà il patriarcato come modello sociale può essere fatto risalire alla notte dei tempi, ma certamente di per sé non produceva violenza ma anzi preservava una modalità di convivenza anche tra uomo e donna con i vantaggi e gli svantaggi di qualsiasi modello sociale.
Era funzionale a un modello economico-sociale che vedeva l'uomo come centrale, anche nell'uso della forza fisica, nel preservare il nucleo familiare e delle comunità dalle tante avversità e dai pericoli esterni.
Nei secoli il ruolo della donna, senza considerare le lodevoli battaglie di emancipazione, ha subito un processo di mutazione, anche grazie al contributo decisivo delle rivoluzioni tecnologiche, che hanno reso sostanzialmente inutile il ruolo dell'uomo quale protettore della famiglia nel senso di tutela materiale dalle forze ostili.
Ora però è necessario riflettere anche in modo pubblico e comunitario sulla figura maschile nel rapporto con quella femminile per trovare un nuovo equilibrio che permetta loro di esprimere pienamente le potenzialità anche nel rapporto di coppia e con i figli.
Sia chiaro che, pur auspicando tale nuovo assetto culturale, sarà molto difficile eliminare le situazioni conflittuali di confine con esito mortale tra i sessi, perché la violenza e il male non si possono estirpare dalla faccia della terra né per decreto, né per il sopraggiungere di qualsiasi modello culturale "avanzato".
In ogni caso, nel dubbio, non bisogna avere il timore di parlare dell'argomento e di confrontarsi quindi a tutto tondo intorno alla materia dei cosiddetti "femminicidi" proprio per capire meglio e dare un contributo non ideologico alla limitazione di questo malefico e tragico fenomeno.
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